NGC5128, nota anche come C 77 e Centaurus A, è una galassia peculiare nella costellazione del Centauro.
Appartiene alla classe intermedia tra le galassie ellittiche e quelle spirali, di tipo lenticolare; è una galassia gigante appartenente al gruppo di M83, con una distanza pari a 11 milioni di anni-luce dalla Via Lattea. Il centro di NGC 5128 è una delle più forti radiosorgenti conosciute (Cen A), nonché la più vicina delle galassie attive, e la quinta galassia più brillante del cielo notturno, facendone un obiettivo ideale per gli astronomi amatoriali[2]. Dai due poli di Centaurus A partono due emissioni di onde-radio a getto della lunghezza di diversi milioni di anni-luce. Al centro della galassia si pensa sia situato un buco nero supermassiccio di molti milioni di masse solari.
Immagine composita di Centaurus A, dove sono visibili i lobi e i getti provenienti dal buco nero centrale.
Centaurus A si trova circa 4° a nord di Omega Centauri, un ammasso globulare visibile a occhio nudo, e considerata la sua declinazione, è osservabile in particolar modo dall'emisfero australe della Terra, mentre nell'emisfero boreale è visibile solo alle basse latitudini. Salvo condizioni eccezionalmente buone, nelle quali è visibile anche a occhio nudo,[3] la galassia è visibile con un binocolo, ma appare come una macchia chiara senza particolari attrattive; con un telescopio di 200mm di apertura e nelle foto a lunga esposizione appare la sua caratteristica più notevole, ossia la presenza di una larga banda scura che divide la galassia in due parti: si pensa possa trattarsi della conseguenza di una fusione con qualche sua galassia satellite. Le strutture addizionali come i lobi che dipartono dal centro sono visibili con i grandi telescopi professionali.
Morfologia
Centaurus A possiede una morfologia piuttosto insolita. Vista dalla Terra, la galassia appare come una galassia lenticolare o ellittica con una banda di polveri sovrapposta. La particolarità di questa galassia è stata scoperta nel 1847 da John Herschel; successivamente la galassia fu inclusa nell'Atlas of Peculiar Galaxies (pubblicato nel 1966). La strana morfologia della galassia è generalmente ritenuta essere il risultato di una fusione tra due galassie più piccole.[4]
Questa galassia è composta principalmente da stelle in avanzato stato evolutivo, mentre il disco è la regione dove la formazione stellare è più intensa[2]; nel disco infatti sono state identificate circa 100 regioni di formazione stellare[5].
Campi magnetici
Dagli studi del telescopio SOFIA è stata effettuata una mappatura dei campi magnetici di Centaurus A, estesi per circa 1600al. È emerso che sono paralleli a una serie di scie di polvere, ritenute resti di una galassia a spirale, successivamente fusasi con una galassia ellittica. Avvicinandosi al centro, però, i campi magnetici si mostrano distorti a causa della fusione, che ne ha aumentato l'intensità. Secondo gli studiosi, il buco nero supermassiccio potrebbe aggiungere ulteriore disordine al campo magnetico.[6]
Supernova
Nel 1986, è stata osservata in Centaurus A una supernova chiamata SN 1986G[7]. La supernova è stata scoperta all'interno della banda oscura della galassia da R. Evans[8]. Più tardi è stata poi identificata come una supernova di tipo Ia[9]. SN 1986G è stata utilizzata per dimostrare che gli spettri delle supernovae di tipo Ia non sono tutti uguali, e le supernovae Ia possono differenziarsi per il modo in cui cambiano di luminosità nel corso del tempo.
M. M. Phillips, A. C. Phillips, S. R. Heathcote, V. M. Blanco, D. Geisler, D. Hamilton, N. B. Suntzeff, F. J. Jablonski, J. E. Steiner, A. P. Cowley, P. Schmidtke, S. Wyckoff, J. B. Hutchings, J. Tonry, M. A. Strauss, J. R. Thorstensen, W. Honey, J. Maza, M. T. Ruiz, A. U. Landolt, A. Uomoto, R. M. Rich, J. E. Grindlay, H. Cohn, H. A. Smith, J. H. Lutz, R. J. Lavery, A. Saha, The type 1a supernova 1986G in NGC 5128 - Optical photometry and spectra, in Publications of the Astronomical Society of the Pacific, vol.99, 1987, pp.592–605, DOI:10.1086/132020.
Bibliografia
Catalogo NGC/IC online, su ngcicproject.org. URL consultato il 7 settembre 2009 (archiviato dall'url originale il 28 maggio 2009).
Tirion, Rappaport, Lovi, Uranometria 2000.0, William-Bell inc. ISBN 0-943396-14-X
Voci correlate
Oggetti non stellari nella costellazione del Centauro
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