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ʿUmar Khayyām, (omare xajɑ:m) nome completo Ghiyāth ad-Dīn Abu'l-Fatḥ ʿUmar ibn Ibrāhīm al-Khayyām Nīshāpūrī (in persiano غیاث ‌الدین ابوالفتح عمر ابراهیم خیام نیشابورﻯ) (Nīshāpūr, 18 maggio 1048Nīshāpūr, 4 dicembre 1131), è stato un matematico, astronomo, poeta e filosofo persiano.

XXXIII La Terra non poteva rispondere, illustrazione per “The Rubaiyat of Omar Khayyam” (1905) a cura di Adelaide Hanscom, tradotto da Edward Fitzgerald
XXXIII La Terra non poteva rispondere, illustrazione per “The Rubaiyat of Omar Khayyam” (1905) a cura di Adelaide Hanscom, tradotto da Edward Fitzgerald

«Non ricordare il giorno trascorso
e non perderti in lacrime sul domani che viene:
su passato e futuro non far fondamento
vivi dell'oggi e non sperdere al vento la vita.»

(ʿUmar Khayyām, Rubʿayyāt)

Il nome completo - traslitterato anche come ʿOmar Ḫayyam o, più spesso, Omar Khayyam - così come compare nell'intestazione della sua opera maggiore, è Ghiyāth al-Dīn Abū l-Fatḥ ʿUmar ibn Ibrāhīm al-Nīsābūrī al-Khayyāmī (o al-Khayyām). L'ultima denominazione significa costruttore di tende, probabile attività di suo padre Ibrāhīm.


Biografia


Iscrizione in caratteri persiani di un passaggio poetico di ʿOmar Khayyām a Morića Han
Iscrizione in caratteri persiani di un passaggio poetico di ʿOmar Khayyām a Morića Han
Busto di ʿOmar Khayyām a Bucarest
Busto di ʿOmar Khayyām a Bucarest

Era di etnia tagìca. La sua vita fu fortemente influenzata dagli eventi politici del periodo di instabilità nel quale visse, periodo dell'invasione della Siria, della Mesopotamia e della Persia da parte dei Turchi Selgiuchidi, vari sconvolgimenti sociali conseguenti, nonché aspri conflitti religiosi. Poté, quindi, dedicarsi agli studi solo nei periodi nei quali riusciva a procurarsi la protezione di un potente. Nonostante le difficoltà del tempo riesce a scrivere vari libri su aritmetica, algebra e musica prima dei venticinque anni. Nel 1070 si trasferisce a Samarcanda dove viene protetto dal giurista Abū Ṭāhir e riesce a scrivere il Trattato sulla dimostrazione dei problemi di algebra (Maqāla fi l-jabr wa l-muqābala), il suo libro più importante.

Nel 1073 viene invitato dallo Shāh Jalāl al-Dīn Malikshāh il Selgiuchide (Malik-Shah) (1072-1092) ad Iṣfahān per fondarvi un osservatorio astronomico. Qui per 18 anni si dedicò alla compilazione di accurate tavole astronomiche ed alla riforma del calendario. Questa opera venne conclusa nel 1079 ed in tale anno viene fatta cominciare la cosiddetta era Jalālī (da Jalāl al-dīn). Il calendario definito risulta sensibilmente superiore a quello giuliano e più accurato del ben posteriore calendario gregoriano, sebbene il calcolo effettivo sia più complesso[1]; la lunghezza prevista per l'anno viene fornita come 1029983/2820 giorni, con uno scostamento di meno di quattro ore, contro i 730485/2000 del calendario gregoriano.

Nel 1092 muore Malik-Shah e si conclude il precedente periodo di tranquillità, mentre il suo grande visir Niẓām al-Mulk viene ucciso dai cosiddetti "Assassini", seguaci di una setta ismailita. I fondi per l'osservatorio vengono a mancare e la riforma del calendario non si realizza con pienezza. Inoltre il lavoro scientifico di ʿOmar Khayyām viene attaccato dai musulmani sunniti, in quanto non conforme alle norme della fede. Nel 1118 Sanjar, terzogenito di Malikshāh, si impadronisce dell'intero Impero selgiuchide e fonda a Merv un centro di studi; ʿOmar Khayyām viene invitato in questo centro e qui potrà ancora concentrarsi sui suoi studi. A partire da un problema geometrico giunge a porsi il problema della soluzione dell'equazione cubica

Di questa equazione trova una soluzione numerica approssimata e stabilisce che questa equazione può essere risolta mediante le coniche ma non è risolvibile facendo uso esclusivamente di riga e compasso, in tal modo anticipando un risultato di 750 anni dopo. Egli, inoltre, imposta in modo molto generale la problematica della trasformazione dei problemi geometrici in problemi algebrici e della soluzione delle equazioni cubiche. Si rende conto che le equazioni cubiche possono avere soluzioni multiple, precedendo i lavori degli algebristi rinascimentali italiani. Khayyām si occupa anche del Triangolo di Tartaglia e dei coefficienti binomiali, seguendo in questo al-Karaji. Affronta anche le difficoltà poste dal V postulato di Euclide e dimostra, inconsapevolmente, alcune proprietà delle geometrie non-euclidee. Studia poi i problemi dei rapporti giungendo a dimostrare l'equivalenza tra uguaglianza dei rapporti secondo Eudosso ed Euclide e quella dovuta ad al-Mahani, basata sulle frazioni continue.


Le Rubʿayyāt


Lo stesso argomento in dettaglio: Rubʿayyāt (ʿUmar Khayyām).

Al di fuori degli ambienti matematici ʿOmar Khayyām è noto nella storia della letteratura persiana per la sua attività poetica, benché appaia certo che non fu un poeta di professione: probabilmente componeva nei ritagli di tempo e per un pubblico ristretto di amici e intenditori. Sotto questo aspetto è noto per le bellissime Quartine (arabo رباعیات, Rubʿayyāt), nelle quali spesso si riversa lo spirito critico e corrosivamente ironico dello scienziato "insoddisfatto" del piano della creazione. In effetti, se è vero che le Quartine sono dedicate soprattutto al motivo del vino e all'esaltazione del "vizio" bacchico, contengono pure altri temi, assai più profondi, come ad esempio: una meditazione originale sulla morte e sui limiti della ragione umana "impotente" di fronte al mistero dell'esistenza; un rimprovero, spesso rancoroso, a Dio, il cui progetto creativo è accusato di irrazionalità e incoerenza; un feroce attacco al bigottismo e all'ipocrisia dei religiosi e al Corano non immune tuttavia da un sostanziale edonismo e da una visione materialistica e finanche atomistica della realtà.

Circa 100 quartine furono tradotte in inglese da Edward Fitzgerald nel 1859, che ne diede una interpretazione in chiave edonistica ed epicurea (sebbene l'etica epicurea, storicamente ed al contrario di quanto afferma la comune vulgata, sia in verità ascetica, volta all'azzeramento di quei fattori che tormentano la mente ed il corpo) ottenendo - malgrado la loro scarsa fedeltà al testo originario - una vasta popolarità che finì per oscurare la profonda attività scientifica di Khayyam. Una seconda traduzione di poco posteriore, in francese ad opera di Jean Baptiste Nicolas e contenente oltre 400 quartine, metteva in luce invece una forte vena mistico-religiosa. Una traduzione di grande pregio è quella dell'italiano Alessandro Bausani (vedi Bibliografia). Questo genere di composizioni è sempre stato assai diffuso nella letteratura persiana, dagli inizi ad oggi. L'estensione del "corpus khayyamiano" è tuttavia materia di discussioni e controversie non ancora risolte: i non pochi manoscritti contengono dalle poche decine fino a un migliaio di quartine.

Secondo alcuni studiosi europei in realtà non più di 30 quartine sono a lui attribuibili con sicurezza, qualcuno ha addirittura ipotizzato che Khayyam altro non sarebbe che un nome o "etichetta di prestigio" apposta a raccolte di versi di vasta circolazione e di varia origine; secondo altri le quartine autentiche sarebbero invece diverse centinaia. Varie sono pure le opinioni sulla lettura della sua opera: secondo alcuni i temi sono quelli apparenti, cioè quelli di uno scetticismo radicale, legato anche alla considerazione della caducità delle cose umane, e il tema del carpe diem; secondo altri i temi apparenti nascondono contenuti mistici e le immagini erotiche e soprattutto bacchiche sarebbero da interpretarsi allegoricamente. Una traduzione parziale di sue quartine fu eseguita dal poeta olandese Jan Hendrik Leopold.[2]. Alcune delle sue quartine sono state musicate dalla compositrice russa Sofija Asgatovna Gubajdulina e nel 2005 da Bob Salmieri che ne ha realizzato un lavoro discografico con l'ensamble Milagro acustico. Le Rub'ayyāt sono anche legate al celebre caso dell'dell'uomo di Somerton poiché l'uomo (che la polizia australiana non è mai riuscita a identificare) aveva nella tasca dei pantaloni un pezzo strappato di una pagina di queste poesie ;la vicenda è anche nota col nome di caso Tamam Shud ,appunto una delle poesie di Omar Khayyām.


Citazioni e riferimenti culturali


Houshang Seyhoun, Mausoleo di ʿUmar Khayyám, 1963, Nishapur, Iran
Houshang Seyhoun, Mausoleo di ʿUmar Khayyám, 1963, Nishapur, Iran
(EN)

«Oh, come with me to old
Khayyam and leave the wise
To talk; one thing is certain, that life flyes;
One thing is certain, and the rests is lies;
The flower that once has blown forever dies.»

(IT)

«Oh venite con me dal vecchio
Khayyam e lasciate parlare il saggio
Una cosa è certa, la vita vola;
Una cosa è certa, ed il resto è menzogna;
Il fiore che sembrava eterno muore.»

(Rubaiyat of Omar Khayyam: Quartina 26)

Riconoscimenti



Note


  1. (EN) History of Astronomy — Middle East: The Persian Calendar., su ephemeris.com. URL consultato l'11 gennaio 2020.
  2. Una sua biografia nel sito dedicato a Omar Khayyam Archiviato il 2 aprile 2015 in Internet Archive.
  3. Gabriele d'Annunzio, Notturno, Garzanti, 2008, p. 135.
  4. s:en:Heretics/7|Omar e la vite sacra
  5. P. G. Wodehouse, Jeeves taglia la corda, Mondadori, 1979.
  6. (EN) The Early Years, Black Orchid (Part 2), “Gangsters and Scientists”, su sequart.org.

Bibliografia



Traduzioni italiane delle Rubʿayyāt



Studi su Khayyām.



Opere di riferimento sulla letteratura persiana medievale



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Collegamenti esterni


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[de] Omar Chayyām

Omar Chayyām (persisch عمر خیام, DMG ʿOmar-e Ḫayyām oder ʿUmar-i Ḫayyām; arabisch عمر الخيام, DMG ʿUmar al-Ḫayyām, geboren am 18. Mai 1048 in Nischapur, Chorasan, heute in Iran; gestorben am 4. Dezember 1131 ebenda)[1] war ein persischer Mathematiker, Astronom, Astrologe, Kalenderreformer, Philosoph und weltweit vor allem durch seine Vierzeiler (die Rubā‘īyāt) berühmter Dichter.

[en] Omar Khayyam

Ghiyāth al-Dīn Abū al-Fatḥ ʿUmar ibn Ibrāhīm Nīsābūrī[3][4] (18 May 1048 – 4 December 1131), commonly known as Omar Khayyam (Persian: عمر خیّام),[lower-alpha 1] was a polymath, known for his contributions to mathematics, astronomy, philosophy, and Persian poetry. He was born in Nishapur, the initial capital of the Seljuk Empire. As a scholar, he was contemporary with the rule of the Seljuk dynasty around the time of the First Crusade.

[es] Omar Jayam

Ghiyath al-Din Abu l-Fath Omar ibn Ibrahim Jayyam Nishapurí (en persa, غیاث الدین ابو الفتح عمر بن ابراهیم خیام نیشاپوری‎) u Omar Jayam (Nishapur, entonces capital selyúcida de Jorasán —actual Irán—, c. 18 de mayo de 1048 — ibídem, c. 4 de diciembre de 1131) fue un matemático, astrónomo y poeta persa.[1][2] Su nombre suele encontrarse también escrito de acuerdo con la transcripción inglesa, Omar Khayyam (pues en inglés no existe el sonido de la "j" castellana que sí existe en persa). Igualmente, puede aparecer la versión árabe, Omar al-Jayyam u Omar ibn al-Jayyam. La traducción literal de su apellido es "fabricante de tiendas (de campaña)" (relacionada con la palabra española de origen árabe "jaima") profesión de la que se supone habría tradición en su familia.

[fr] Omar Khayyam

Omar Khayyām[Note 2] (v. 1048? à Nichapur[Note 3] en Perse (actuel Iran) - v. 1131[1]) est un poète et savant persan. On trouve son nom orthographié Omar Khayam dans les traductions d'Armand Robin (1958) ou de M. F. Farzaneh et Jean Malaplate (dans l'édition critique de Sadegh Hedayat, Corti, 1993). Sa date de naissance est supposée. Ses poèmes sont principalement écrits en persan alors que ses traités scientifiques le sont en arabe[2].
- [it] ʿUmar Khayyām

[ru] Омар Хайям

Гийяс-ад-Ди́н Абу-ль-Фатх Ома́р ибн-Эбрахи́м Хайя́м Нишапури́ (перс. غیاث الدین ابوالفتح عمر بن ابراهیم خیام نیشابورﻯ‎‎, Ома́р Хайя́м (عمر خیام); .mw-parser-output .ts-comment-commentedText{border-bottom:1px dotted;cursor:help}@media(hover:none){.mw-parser-output .ts-comment-commentedText:not(.rt-commentedText){border-bottom:0;cursor:auto}}18 мая 1048, Нишапур — 4 декабря 1131[1], там же) — персидский философ, математик, астроном и поэт[2].



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