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Giovanni Giacomo Staserio, in latino: Johannes Jacobus Staserius (Bari, 17 febbraio 1565Napoli, 22 giugno 1635), è stato un gesuita, matematico e astronomo italiano.


Biografia


Giovanni Giacomo Staserio nacque a Bari il 17 febbraio 1565, entrò nella Compagnia di Gesù nel collegio gesuitico di Messina il 10 febbraio 1588 quando aveva già studiato lettere e matematica. Fu proprio nella città dello stretto che Staserio fece i suoi primi studi di matematica.[1] Nel biennio 1589-1590 frequentò il noviziato di Napoli studiando logica, fisica e metafisica. Nel 1594 fu professore di letteratura in un collegio della provincia di Napoli e nell’aprile 1595 andò al Collegio Romano per studiare matematica e poi, tra il 1595 e 1599, teologia.[2] Nel 1600 rientrò a Napoli per insegnare etica e matematica, per poi ritornare a Roma nel noviziato di S. Andrea per il III anno di probazione. Nel novembre 1605 professò i 4 voti dell’Ordine a Napoli. Nel 1606 insegnò matematica nel collegio di Napoli, tra il 1607 e il 1609 si trasferì nel collegio di Bovino per poi rientrare a Napoli dove tenne la docenza di matematica fino al 1620.[3]


Attività scientifica


Non si conoscono suoi scritti a stampa, ma dalle lettere scambiate con Cristoforo Clavio si conosce il ruolo avuto nella parziale revisione, come editore, del volume di ottica di Maurolico: Photismi de lumine. Diaphanorum partes (1611).[4]

Le sue competenze scientifiche furono messe in dubbio dai contemporanei ostili alla Compagnia, come il giudizio di Nicolò Stelliola che lo indica a Galileo come “molto affatigato in seminar dette zizanie” e come un uomo in cui “sono di pari l'arroganza et la ignoranza”. Giudizi con confermati dalla corrispondenza tenuta con Paolo Guldin e Clavio che lo omaggiò, con dedica autografa, di un esemplare della Horologiorum nova descriptio (1599).[5]

Nel volume di Francesco Fontana, Novae coelestium terrestriumque rerum observationes (1646)[6], Staserio testimonia insieme a Giovan Battista Zupi di aver osservato il cielo, nel 1614, usando un telescopio a doppia lente convessa.

Il 21 dicembre 1624 compì un'osservazione del Sole insieme a Christoph Scheiner.

Morì a Napoli il 22 giugno 1635.


Bibliografia


  1. Rosario Moscheo, I Gesuiti e le matematiche nel secolo XVI : Maurolico, Clavio e l'esperienza siciliana, Messina, Società messinese di storia patria, 1998.
  2. Giovanni Giacomo Staserio, su claviusontheweb.it.
  3. Romano Gatto, L'attività scientifica dei Gesuiti a Napoli, in Ugo Baldini (a cura di), Cristoph Clavius e l'attività dei Gesuiti nell'età di Galileo: atti del convegno internazionale, Chieti 28-30 aprile 1993, Bulzoni, 1995, p. 291, ISBN 9788871198453.
  4. Ugo Baldini e Pier Daniele Napolitano (a cura di), Christoph Clavius, Corrispondenza, 1: Introduzione e strumenti. Parte II: Biografie, edizione critica, Pisa, Edizioni del Dipartimento di Matematica dell'Università di Pisa, 1992.
  5. Horologiorum nova descriptio
  6. Novae coelestium terrestriumque rerum observationes
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